Fonte: Larken Rose – “The Jones Plantation” [1]
Cambiare tutto per non cambiare nulla, usare parole nuove per nascondere che non è cambiato nulla. I Padroni del Mondo sono maestri nell’usare questi trucchi, da millenni, per nascondere ai popoli la semplice verità. Erano schiavi, sono tutt’ora schiavi, saranno per sempre schiavi.
* * *
Il signor Jones possedeva una piantagione di cotone con molti schiavi. Un giorno, parlando con il proprietario della piantagione accanto alla sua, il signor Jones si lamentava del fatto che i tempi erano duri, che doveva far lavorare i suoi schiavi sempre di più, e che cominciava ad avere problemi con alcuni di loro, che disobbedivano o cercavano di scappare.
Il proprietario dell’altra piantagione disse di conoscere qualcuno che l’avrebbe potuto aiutare.
Giorno 1
Un giorno il signor Jones radunò i suoi schiavi, un uomo di nome Smith doveva parlare con loro. Prima di iniziare il signor Smith sussurrò al signor Jones, “Qualunque cosa io dica lei non mi contraddica, e le prometto che i guai con i suoi schiavi finiranno”.
“Il mio nome è signor Smith”, disse agli schiavi, “E questo sarà il giorno più felice della vostra vita, da oggi non sarete più schiavi, ma uomini liberi”. Il signor Jones era così scioccato da quelle parole che voleva intervenire, ma il signor Smith gli fece cenno di tacere. Fece così solo perché il proprietario dell’altra piantagione aveva parlato così bene di lui.
“Non siete più di proprietà del signor Jones”, continuò il signor Smith, “Siete liberi, non sarete più costretti a lavorare sotto il giogo del signor Jones, ora potete lavorare per voi stessi”. A questo punto gli schiavi cominciarono a mormorare guardandosi l’un l’altro, molti sorridevano, molti sembravano perplessi.
“Ora siete liberi di lasciare la piantagione quando volete”, disse il signor Smith, “Ricordate però che, poiché siamo circondati da altre piantagioni, se andate via da questa il proprietario di qualche altra piantagione probabilmente vi rivendicherà come schiavi, se mettete piede nella sua proprietà, quindi vi esorto a non rischiare la vostra ritrovata libertà facendo sciocchezze, vi suggerisco invece di stare qui, non più come schiavi, ma come partecipanti consenzienti e proprietari comuni di questa piantagione, sì, perché questa è ora la vostra piantagione”.
Il signor Jones si morse la lingua ed evitò di obiettare. “Per ora potremmo anche lasciare il signor Jones in carica”, disse il signor Smith, “Visto che è l’unico con un po’ di esperienza nella gestione di una piantagione, che è una cosa abbastanza complicata da gestire, ma non sarà più il vostro padrone, sarà solo un altro operaio nella piantagione, infatti ora userà le sue capacità organizzative e gestionali per servire voi”.
“Qualunque problema abbiate avuto con lui è acqua passata, ora siete tutti uguali, e avete bisogno l’uno dell’altro per far funzionare questa piantagione, se cooperiamo tutti uniti possiamo godere insieme dei frutti del nostro lavoro, per celebrare la felice occasione vi presento questo nuovo simbolo di unità e cooperazione, questa bandiera sarà l’emblema della nostra nuova e libera piantagione Jones”.
Il signor Smith sventolò la nuova bandiera, ma erano ancora troppo sbalorditi per rispondere. “E questo sarà il nostro motto”, annunciò il signor Smith, “Lavoreremo insieme come uomini liberi per il bene comune, e dichiariamo la nostra fedeltà alla piantagione Jones, simbolo di prosperità, libertà e giustizia per tutti, per festeggiare che tutti riposino per il resto della giornata, godetevi la vostra libertà, fate quello che volete, e tornate qui domani mattina con rinnovata energia, per lavorare a questo grande e nobile progetto, finalmente come uomini liberi alla pari”.
Finalmente convinti dal signor Smith, gli ex schiavi applaudirono e festeggiarono.
Giorno 2
“Vogliamo tutti che questa piantagione vada bene”, disse il signor Smith all’inizio dell’incontro successivo, “In modo da condividere insieme i frutti del nostro lavoro, sappiamo bene che bisogna lavorare duramente per avere una piantagione produttiva, non possiamo smettere di lavorare per il solo fatto di essere ora uomini liberi, anzi, ora che lavoriamo per noi stessi mi aspetto che lavoriate anche più di prima, ma con l’orgoglio e la gioia, sapendo che state lavorando per voi stessi”.
“Ovviamente bisogna ancora osservare alcune regole, se ognuno facesse quello che vuole la piantagione non produrrebbe nulla, questo esperimento fallirebbe e moriremmo tutti di fame, dobbiamo essere tutti grati al signor Jones che ha accettato di restare e mettere a disposizione le sue conoscenze e abilità per questo progetto, e spero che tutti facciate la vostra parte”.
“Alcuni di voi sono stati scelti come supervisori del progetto, per gestire i diversi aspetti dell’operazione, per assicurarsi che tutti svolgano il lavoro assegnato, per assicurarsi che le regole vengano rispettate e così via, gli altri possono andare nei campi per iniziare il vostro primo giorno di lavoro da uomini liberi”.
Giorno 3
La mattina dopo il signor Smith aveva un’espressione di sconforto sul viso, mentre iniziava il raduno quotidiano. “Oggi ho un compito spiacevole”, disse, “Ieri abbiamo scoperto che Charles si è tenuto un po’ del cotone raccolto, probabilmente per venderlo ed avere un guadagno personale, questo va contro le regole, questo è furto, per questo Charles deve essere punito”.
Due uomini legarono Charles al palo per essere frustato. “Non provo alcuna gioia nel farlo”, continuò il signor Smith, “Ma dovete capire che se non manteniamo l’ordine, se non rispettiamo le regole che ci siamo dati, allora la piantagione fallirà e tutti noi ne subiremo le conseguenze”.
La frusta schioccò sulla schiena di Charles. “Ma se invece ci impegniamo tutti per il bene comune, possiamo prosperare, essere liberi non significa essere egoisti e avidi, se rispettiamo i nostri doveri e obbediamo alle regole, allora potremo tutti beneficiarne, e ciascuno di voi riceverà una parte dei profitti”.
Un giovane di nome Samuel si fece avanti. “Ma se lei e il signor Jones decidete le regole e ci frustate se disobbediamo, che cosa cambia rispetto a quello che avevamo prima?”.
“Come puoi dire questo?”, domandò il signor Smith, “Sono stupefatto, prima eri schiavo, ora sei libero, le cose devono essere comunque gestite da quelli più esperti, tu sai forse come gestire una piantagione Samuel?”.
“Beh, no”, rispose, “Ma se siamo liberi, perché non decidiamo noi le regole e come le cose debbano funzionare?”.
“Sono sorpreso dalla tua ingratitudine”, rispose il signor Smith, “Nessuno di voi sa come gestire una piantagione, quindi non sei in una posizione tale da prendere decisioni su come le cose si debbano fare qui, non sembri apprezzare tutte le cose che il signor Jones generosamente ti offre, dal proteggerti da tutte le minacce esterne che non conosci, da chi ti catturerebbe per farti schiavo, se non fosse per la protezione del signor Jones, al provvedere al vostro sostentamento e alle vostre dimore, agli attrezzi, alle vostre cure quando state male o siete feriti, e così via”.
“Non ci sarebbe nessuna piantagione, nessun cotone da raccogliere, nessun terreno da seminare e nessun raccolto, se non fosse per lui, dovresti essergli grato per l’agiatezza che hai adesso, senza di lui la tua vita sarebbe molto peggiore, tuttavia in qualità di liberi partecipanti a questo progetto, d’ora in poi ad ogni riunione verranno concessi due minuti a chiunque voglia fare domande o portare suggerimenti o reclami”.
I lavoratori sembrarono tutti soddisfatti, e si diressero di nuovo verso i campi per raccogliere il cotone.
Giorno 4
“Ho un grande annuncio”, disse il signor Smith all’inizio della riunione quotidiana, “Il cugino del signor Jones è qui, e non solo per fare visita e vedere come va il nostro progetto, è stato deciso che d’ora in poi sarete voi a decidere chi gestirà la piantagione, ovviamente questo lavoro non può essere svolto da chiunque, ma ogni tre mesi avremo una riunione speciale in cui tutti i lavoratori voteranno se sia il signor Jones a dover gestire la piantagione, o se invece sia suo cugino il signor Johnson a gestire la piantagione”.
“Questo significa che la responsabilità ultima sarà vostra, perché sarete voi a decidere chi volete che gestisca la cose per voi, se non vi piace come le cose vengono gestite adesso avrete il potere di cambiarle”.
Stupiti e felici i lavoratori si diressero di nuovo verso i campi per raccogliere il cotone.
Un anno dopo
Passarono i giorni, passaroni i mesi, passò un anno, e la piantagione continuò a funzionare come prima. A volte era in carica mister Jones, a volte era in carica mister Johnson, ma la routine quotidiana rimaneva esattamente la stessa. I lavoratori lavoravano duramente per molte ore al giorno, e ricevevano ancora molto poco.
Ogni giorno l’incontro iniziava con la recita del motto della piantagione da parte di tutti, “Lavoriamo insieme come uomini liberi a beneficio di tutti noi, promettendo la nostra fedeltà alla piantagione Jones, simbolo di prosperità, libertà e giustizia per tutti”.
Un giorno il signor Smith annunciò, “Samuel ha chiesto la parola per questa mattina, e qualunque cosa si possa pensare delle sue e idee opinioni, qui siamo tutti liberi, e perciò possiamo dire quello che pensiamo, Samuel hai due minuti, comincia”.
Samuel si fece avanti timoroso, “Ero eccitato quando tutto è iniziato”, disse mentre guardava nervosamente il signor Smith e il signor Jones, “Ma non vedete che cosa è successo qui? Non è cambiato niente, siamo ancora tutti schiavi”.
Brontolii di disaccordo si levarono tra la folla, “Ci dicono cosa fare e ci frustano se non lo facciamo, fanno ancora tutte le regole e ci puniscono se disobbediamo, ci lasciano dare suggerimenti e possiamo lamentarci, ma non cambia mai niente sul serio, ci lasciano scegliere tra il signor Jones e il signor Johnson, ma qual è la differenza? La situazione rimane la stessa, noi facciamo tutto il lavoro e loro si prendono quanto vogliono e decidono quanto ci devono lasciare, vivono nel lusso arricchiti dal cotone che noi raccogliamo, lavoriamo dalla mattina alla sera e ci dobbiamo costruire le nostre case, coltivare il nostro raccolto e prenderci cura di noi stessi, ci lasciano quel tanto che basta per non ribellarci e scappare”.
“Questa non è libertà, siamo tutti ancora schiavi, hanno solo cambiato le parole che usano, ma nient’altro è cambiato, dicono che siamo tutti liberi e uguali ma non è così, loro comandano noi obbediamo, questa non è libertà, questa non è uguaglianza, dicono che siamo liberi di andare, ma ciò che significa è che siamo liberi di essere schiavi di qualcun’altro”.
“Perché dovremmo lavorare o ubbidire alle regole? Non siamo mai stati d’accordo, hanno creato questo sistema, ce l’hanno imposto, ci controllano e ci derubano e la chiamano libertà, ci hanno ingannato facendoci credere che il poter scegliere quale padrone servire è uguale ad essere liberi, ma non lo è, aprite gli occhi, se ti tieni quello che produci lo chiamano furto, quando loro prendono ciò che produci la chiamano condivisione ed equa distribuzione, ma non vedete che…”.
“Il tuo tempo è scaduto Samuel”, annunciò pacatamente il signor Smith. Al suo cenno due supervisori afferrarono Samuel per le braccia e lo trascinarono al palo della fustigazione. “Mi dispiace Samuel, ma hai violato le regole, ci sono regole contro l’istigazione a non lavorare e contro l’istigazione ad infrangere le regole, stai solo facendo del male a tutti noi con il tuo malcontento e le tue lamentele e la tua disobbedienza”.
La frusta si abbatté e Samuel urlò di dolore. “Senza regole e ordine tutto sarebbe vano, senza leggi ci sarebbe il caos, non possiamo comportarci come animali selvatici, ciascuno facendo quello che vuole, dobbiamo portare avanti il nostro progetto e fare il nostro dovere per il benessere di tutti, e coloro che non lo fanno devono essere puniti”.
La frusta schioccò di nuovo e il sangue scorse copiosamente dalla schiena di Samuel. “Samuel, sei tu che rubi agli altri quando non fai il tuo lavoro assegnato, costringi gli altri a lavorare di più, quando disobbedisci alle regole sei tu che stai mettendo in pericolo il futuro di tutti gli altri, tu sei il ladro, tu sei il criminale, tu sei quello che cerca di distruggere l’accordo che ci mantiene tutti al sicuro e in prosperità”.
Ad ogni sferzata di frusta gli altri operai applaudivano sempre più forte, alcuni maledicendo Samuel. “Viziato ed egoista ti lamenti di tutto, parli come se fossi opresso, ma sei tu quello che rovina tutto, sei tu quello che ci impedisce di essere ciò che vorremmo essere, sono la tua avidità e la tua insubordinazione che fanno del male a tutti noi, loro seguono tutti le regole”, disse il signor Smith indicando gli altri, “Perché non dovresti farlo anche tu? Pensi di essere al di sopra della legge?”.
C’erano urla di assenso mentre la frusta si abbatteva ancora una volta. “Dobbiamo mantenere l’ordine”, proclamò il signor Smith, “Per fare grande questa piantagione, fare in modo che tutti noi possiamo essere felici e prosperi, per avere la società che vogliamo ci devono essere regole, tutti noi dobbiamo contribuire a questo grande progetto per ciò che possiamo, e non si possono tollerare azioni e atteggiamenti che cercano di minare le cose fantastiche che, insieme come uomini liberi, abbiamo raggiunto e continueremo a raggiungere”.
Il signor Jones sorrideva compiaciuto mentre dava una pacca sulla spalla del signor Smith. La folla applaudiva così forte che nessuno di loro notò che Samuel era morto.