Fonte: Dr. Marc van Ranst [1]
Manuale del Dr. Marc van Ranst in 15 punti per creare e gestire una psico-pandemia, vi ricorda nulla?
- Programmare il cervello dal primo giorno
- Approfittare del fattore sorpresa, guerra lampo mediatica
- Centro unico di diffusione di slogan e propaganda
- Messaggio unico ripetuto all’unisono
- Annullare la gestione politica e creare un comitato scientifico
- Nuovi nomi accattivanti per il virus e le virostar
- Mentire spudoratamente e inventare previsioni
- Esagerare i morti (inventarli) in prima pagina
- Risalto mediatico ai funerali dei morti da virus
- Arruolare influencers e VIP
- Comprare la politica per impedire che emerga la verità
- Censurare le domande scomode e i messaggi dall’estero
- Creare il clima di corsa al santo vaccino salvatore
- Seminare paura della scarsità di vaccini
- Gestire e minimizzare il risveglio collettivo del dopo pandemia
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Grazie mille, grazie per l’invito.
Mi è stato chiesto di raccontarvi la mia esperienza di responsabile della crisi, commissario per l’influenza per il Belgio, e sottolineare gli aspetti legati alla comunicazione.
Questi sono alcuni dei miei conflitti di interesse negli ultimi 20 anni.
È iniziato tutto allora, nel 2006, quando sono stato nominato, questo è un hobby non retribuito, non è una professione o un ruolo ufficiale, è davvero un hobby la nomina di commissario per l’influenza.
Il 24 Aprile 2009 l’OMS ha detto, “Okay, ci sarà una pandemia”, ed è allora che è iniziato tutto.
C’è una sola occasione di agire correttamente, il primo giorno è molto importante, il primo giorno inizia la comunicazione con la stampa, con le persone, e si deve farlo bene, deve esserci una sola voce un solo messaggio, in Belgio hanno scelto di nominare un non politico, non ho affiliazioni di partito, e questo rende le cose un po’ – almeno in quel momento – un po’ più facili, perché non si viene attaccati politicamente, maggioranza minoranza, non entrano in gioco.
È stato un vantaggio enorme, il secondo vantaggio è che si può giocare a fare l’ingenuo a Bruxelles, e ottenere molto di più di quello che si potrebbe fare altrimenti.
Una sola voce un solo messaggio, questa è l’impostazione data il primo giorno e si deve essere molto trasparenti, il mio nome è “Commissario interministeriale per la pianificazione e preparazione all’influenza pandemica”, che ovviamente è troppo lungo, è diventato “Commissario per l’influenza”, ed è stato molto più facile.
Si deve essere onnipresenti il primo giorno – o i primi giorni – per attirare l’attenzione dei media, accordarsi per informarli di tutto, e rispondere sempre alle loro telefonate.
Se lo si fa, si può trarre profitto dai primi giorni per ottenere una copertura completa, e non cercheranno voci alternative, se lo si fa rende le cose molto più facili.
Quindi si trasmette il messaggio – si può farlo così – che il nostro Paese è pronto per una pandemia, è sicuramente un’enorme sopravvalutazione, ma è fondamentale per l’inizio della pandemia.
All’inizio di tutto c’è un nome, se si parla di pandemia è importante, si parlava di “Influenza suina”, di “Virus pandemico H1N1/09”, “Nuova influenza”, “Influenza A/H1N1 2009”, a un certo punto è stata chiamata “Influenza Nordamericana”, “Nuovo virus dell’influenza”, era troppo difficile quindi l’abbiamo chiamata “Influenza Messicana”.
Questo mi ha messo in grossi guai con l’ambasciatrice del Messico dell’epoca, era veramente furiosa, dopo siamo diventati buoni amici, mi invita ancora ogni anno al ricevimento di Capodanno.
La gente ci scherzava sopra, probabilmente è inevitabile, ma il fatto di avere un nome chiaro e riconoscibile che fosse facile da capire e da usare per un vasto pubblico era importante.
Ha funzionato, queste sono le parole più cercate nel 2009, “Togliere l’amicizia su Facebook” è arrivata prima, con mia grande delusione “Influenza Messicana” è arrivata seconda e “Commissario per l’influenza” è arrivata sesta, quindi il termine funziona e questo rende le cose molto più facili.
Le prime settimane è facile, non c’è opposizione, tutti hanno bisogno di notizie e vengono da te per avere notizie.
Si diffondono informazioni neutre, vengono raccolte e diffuse, le notizie che porti vengono diffuse, si può farlo solo nelle prime due settimane o mesi.
Uno dei problemi che abbiamo, o che abbiamo avuto, è che non avevamo un budget per i media, potevamo spendere davvero 0 euro.
Ciò significa che si deve sfruttare ogni opportunità – non è la Britannia a governare le onde ma a governare le onde dell’etere – per far emergere il messaggio, è qualcosa che si può fare gratis alla radio, alla TV.
Se ci sono buoni rapporti preesistenti con i media, si può provare qualcos’altro, noi abbiamo provato questo, abbiamo chiesto a tutti i presentatori delle diverse TV, “Siete disposti a partecipare gratis ad una sorta di spot pubblicitario, finanziato da tutti voi?”, e loro hanno risposto, “Sì, lo faremo”.
Il risultato è stato molto influente, non avremmo potuto, nessuno avrebbe mai potuto pagare qualcosa del genere, ma se si hanno relazioni preesistenti piuttosto buone si può chiedere loro un favore e loro lo faranno o potrebbero farlo.
Una delle cose che abbiamo provato, ma era 10 anni fa, è stata usare Facebook e Twitter, ma all’epoca non c’erano abbastanza persone su Facebook e Twitter per un reale impatto.
Se lo facessimo ora, sarebbe un canale privilegiato per comunicare, ma funziona in entrambe le direzioni, e anche le fake news verrebbero trasmesse molto più facilmente tramite Facebook e tramite Twitter rispetto a 10 anni fa.
Rispondere alla domanda del giorno – non importa quale sia la domanda del giornalista – è importante, avevamo un call center che stava diventando via via sempre più affollato, e quasi ora dopo ora, e poi giorno dopo giorno, ci si deve fare un’idea di quali siano le domande delle persone, e ogni giorno queste domande vengono formulate più volte e quindi riportate nelle mie interviste – indipendentemente dalla domanda.
Le prime domande, collegate al primo picco, un picco di circa 900 chiamate al giorno, durante la prima settimana le domande riguardavano i viaggi, “Posso ancora andare in Messico? Ho delle ferie programmate, posso farmi rimborsare?”.
Se si risolve il problema dichiarando un’emergenza, si aiutano un bel po’ di persone e quel primo picco scompare.
Poi si deve prevedere il futuro, è difficile perché il futuro non si è ancora avverato, prevedere il passato è molto più facile, ma si deve prevedere il futuro per preparare il pubblico e non avere una reazione eccessiva o un eccesso di informazioni sulla stampa.
Mi sono detto okay, Belgio, un piccolo Paese, avremo anche noi casi di H1N1, quando l’annunci è una notizia da prima pagina, quando un paio di giorni dopo arriva nel Paese il primo caso di H1N1, è la seconda volta che la notizia viene annunciata, in modo più pacato e penso anche appropriato, ci si può riuscire solo se lo scenario viene preparato.
Quella era la seconda ondata di domande, le persone chiedevano di più riguardo, “Cosa fare quando mi ammalo?”, e così via, questo dà l’opportunità di lavorarci su.
Si deve preparare il terreno, “Okay, ci saranno morti da H1N1”, è inevitabile, ho ripreso la previsione di Sir Donaldson, “Nel Regno Unito, al culmine dell’epidemia, moriranno 40 persone al giorno alla fine dell’estate”.
All’epoca c’erano 62 milioni di persone nel Regno Unito, 40 decessi al giorno, calcolato per il Belgio, fanno sette decessi al giorno al culmine dell’epidemia, l’ho riportato nei media, avremmo avuto sette Belgi morti da influenza al giorno durante il picco dell’epidemia.
Questo è vero ogni anno, anche senza pandemia, è una stima molto prudente, tuttavia parlare di vittime è importante perché la gente risponde, “Wow, le persone muoiono di influenza?”, ed era un passo necessario.
E poi ovviamente un paio di giorni dopo c’è stata la prima morte da H1N1 nel Paese e lo scenario era pronto e se ne parlava già.
Quello era il terzo picco di domande, il primo di forte impatto e da affrontare.
Sono andato al primo paio di funerali, molto tranquillo, seduto in fondo, ho dimostrato di tenerci e penso che in quel momento fosse abbastanza importante.
In quel momento, la sensazione generale nella popolazione, nella stampa, nello sport, era che l’approccio belga fosse ragionevole, infatti, volevamo restare calmi, razionali e raccolti e il nostro Mantra era, fin dal primo giorno, “In questo momento è paragonabile più o meno all’influenza stagionale in termini di gravità, ma dobbiamo prepararci a scenari gravi come nel 1918, la prima ondata era piuttosto mite e non si poteva prevedere una seconda ondata con un’elevata mortalità”.
Ci siamo concentrati su misure igieniche di base a basso costo, non abbiamo chiuso le scuole, abbiamo usato antivirali per i gruppi ad alto rischio, abbiamo usato antivirali dall’inizio per le persone malate, avevo posizionato delle auto nelle diverse province per portare antivirali ai pazienti con diagnosi di influenza, per ritardare l’inizio dell’epidemia, ha funzionato fino a fine anno scolastico.
Abbiamo acquistato una sole dose di vaccino a persona, il piano vaccinale era quello di vaccinare più o meno gli stessi gruppi ad alto rischio dell’influenza stagionale.
Poi arrivano le vacanze ed è un periodo molto pericoloso dal punto di vista della comunicazione, è un periodo molto pericoloso perché i giornalisti più inesperti sono al timone, fanno le domande più strane, sono a corto di personale, arrivano articoli da altri paesi e contaminano il messaggio.
È stato un periodo strano, quella era una foto scattata da mio padre in vacanza con i nipoti, non ero molto socievole, devo ammetterlo, mio figlio era nato due settimane prima della pandemia, non era un bel momento.
Poi arriva inevitabilmente il momento in cui parlano di te, “Il commissario per l’influenza è un bravo ragazzo”, poi arrivano gli articoli “Lusinghieri” su “Cosa gli piace? Che musica gli piace? Foto del mio primo laboratorio a 13 anni”.
Va tutto bene, ma quando lo fanno affilano anche l’ascia allo stesso tempo, invadono la tua vita personale, vengono a casa tua e devono essere contenuti e fermati, altrimenti poi non hai più una vita.
Tutto viene centrato sulla pandemia, su di te, sulla ricerca della polemica, ad un certo punto è nata una polemica sulla paga dei medici ingaggiati per la vaccinazione di massa che sarebbe iniziata un paio di mesi o un paio di settimane dopo.
Ho risposto, in merito ai soldi che avrebbero ricevuto, troppo pochi e mi avrebbero dovuto licenziare, si risolve abbastanza facilmente, ho detto okay, voi volete licenziarmi, io vorrei vincere alla lotteria, le probabilità di entrambi sono piuttosto scarse, ed è passata.
Poi arrivano le critiche, la prima è stata, “Il governo non fa abbastanza”, “Il vaccino H1N1 arriverà troppo tardi”, e “Non ce ne sarà abbastanza, vaccinatevi subito”.
È stato un momento di forte tensione, vaccino insufficiente, vaccinatevi subito, a quel punto ho dichiarato okay, sarò l’ultimo ad essere vaccinato, potete vaccinarvi tutti prima di me, sarò l’ultimo, in seguito mi sono pentito di quel messaggio.
La campagna di vaccinazione ha suscitato un numero enorme di domande, il punto cruciale della campagna era la campagna di vaccinazione, e molte persone avevano domande, si devono mostrare loro le scorte, andare sul posto e camminare per le stanze mostrando loro i vaccini, già arrivati nel nostro Paese, c’era bisogno di molta rassicurazione.
Poi si deve scegliere chi deve essere vaccinato per primo, donne e bambini, i gruppi a rischio erano importanti.
Poi ho abusato del fatto che le principali squadre di calcio del Belgio, in modo inappropriato e contro tutti gli accordi, hanno vaccinato e dato priorità ai loro calciatori, ho pensato di poter usare questo fatto perché se la popolazione crede che il vaccino sia così desiderabile da spingere i calciatori a barare per vaccinarsi, mi sono detto okay, posso sfruttarlo, ho fatto un gran clamore sulla questione, questo è “Van Ranst è pazzo furioso”.
Ha funzionato, in realtà la campagna di vaccinazione da parte dei medici è andata davvero molto bene, tutti avrebbero potuto vaccinarsi in poche settimane, una parte rilevante, ha funzionato bene nelle Fiandre, il Belgio è un Paese complicato, questa è la copertura vaccinale e si vedono benissimo le Fiandre.
Ho fatto altrettante interviste in francese quanto in olandese, tuttavia nella parte fiamminga del Paese ascoltiamo i media fiamminghi, nella parte francofona del Paese ascoltiamo o guardiamo altrettanto spesso la TV francese, dove arrivavano altri messaggi contrastanti, ciò ha compromesso la campagna di vaccinazione.
Poi ovviamente la gente dice, “Okay, il vaccino non è sicuro”, poi arriva la “Bufala dell’influenza suina”, e “Il vaccino potrebbe ucciderti”, “No al vaccino”, inizia lo scontro.
Dopo la crisi, tutti diventano intelligenti e si deve accettarlo fin dall’inizio, l’affermazione generale era, “Il governo ha fatto troppo”, ovviamente, il numero di morti è stato deludente per alcuni.
Poi vengono scritti i libri, usando tutti i dati e dimenticando che si dovevano prendere decisioni sulla base di un frammento dei dati disponibili, o che sarebbero stati disponibili in seguito.
Poi si è trasformato in una truffa, la gente ci guadagnava davvero, penso che il Consiglio d’Europa abbia giocato un ruolo molto negativo in questo, questo è Wolfgang Wodarg e lo accuso perché è sua la mozione per una raccomandazione al Consiglio d’Europa, “False pandemie – Una minaccia per la salute”, in pratica diceva che tutti i virologi, vaccinologi, sono tutti a libro paga, disonesti, è fin troppo facile a dirsi.
Quando si cerca H1N1 su Google, c’è un picco in Ottobre e Novembre, Wodarg non c’era in quel momento, quando si cerca Wodarg su Google si vede che inizia molto dopo la fine della pandemia, le persone diventano molto coraggiose alla fine della pandemia, penso che non sia un bene.
Ho ancora un minuto e 51 secondi, vorrei lanciare un avvertimento, tutto è iniziato nell’Aprile 2009, sono passati molti anni, 3560 giorni, 508 settimane e quasi 10 anni, è importante perché le persone si dimenticano delle pandemie.
Quando si cercano influenza e pandemia in PubMed, fino agli anni 2003 2004 non c’era molto, poi è arrivata la H1N1 e si è creato un certo interesse, poi è arrivata la pandemia del 2009 e c’è stato molto interesse, questo è quello che è successo, l’interesse scientifico sta diminuendo.
Anche la leadership sta cambiando, è stato un buon esercizio per una grande pandemia, sono d’accordo, ma allontanandoci dal 2009 quell’esperienza si sta perdendo, a quel tempo Margaret Chan guidava l’OMS, Tom Frieden il CDC, Zsuzsanna Jakab l’ECDC, ora siamo uno o due direttori più avanti dell’esperienza del 2009 – ci sono state altre esperienze – ma quella non c’è più.
Lo stesso per la leadership, la leadership politica, a quel tempo c’erano Obama, Brown, Sarkozy, in Belgio Van Rompuy, e siamo due o tre leader politici più avanti, molto di ciò che si è appreso nel 2009 è stato disimparato, e si dovrebbe reinventare tutto, ci sono ancora Angela Merkel e Ab Osterhous, sono gli stati principali, possiamo sempre contare su di loro.
Siamo pronti per la prossima pandemia? Non credo che lo siamo, direi che le pandemie sono come una scatola di cioccolatini, vorrei citare le parole del filosofo Forrest Gump, “Non sai mai cosa ti tocca”, grazie.